Sono un fotografo professionista e da circa due anni mi dedico a riprendere la natura illuminata dalla Luna. La mia domanda (tra le mille che avrei) è la seguente: quali fattori influiscono sulla quantità di luce solare riflessa dalla Luna? (Luca Marinelli, Roma)

Non sono esperto di fotografia anche se possiedo una modesta attrezzatura e di tanto in tanto mi diletto nel cogliere immagini per me significative. Comprendo bene che, per un fotografo professionista come è il nostro interlocutore, fotografare la natura al chiarore della Luna, o anche, in sua assenza, al chiarore del cielo notturno, debba essere molto appagante ed offrire ispirazioni che già numerosi poeti hanno espresso in versi.

Chiarore notturno

Prima di fornire qualche risposta (ovviamente incompleta per ragioni di spazio) alla specifica domanda posta dal nostro fotografo, che spero sia anche astrofilo, approfitto per sottolineare il contributo che la scoperta della fotografia ha arrecato allo studio di alcuni fenomeni astronomici come ad esempio il chiarore notturno, che è un fenomeno molto complesso, la cui comprensione è avvenuta anche grazie alla fotografia. Lo studio delle cause che producono il chiarore notturno costituisce un interessante aspetto dell’Astronomia, quasi sempre trascurato dagli autori di testi astronomici di divulgazione.

Chiarore lunare

Per ciò che riguarda la luce argentea e dolce proveniente dal nostro satellite essa è dovuta alla riflessione della luce solare da parte della superficie della Luna quando il sole non brilla nel nostro cielo, ossia di notte. Nel corso di una lunazione o rivoluzione sinodica (29,5 giorni circa) a partire dalla congiunzione o luna nuova, notte dopo notte, la Luna cresce e cresce pure l’intensità del chiarore fino a raggiungere il massimo con la luna piena. L’intensità del chiarore non cresce però in modo proporzionale all’età della Luna (giorni trascorsi dalla luna nuova). L’illuminazione che riceviamo al primo quarto, ad esempio, è appena un dodicesimo di quella che riceviamo con luna piena e non la metà come si potrebbe erroneamente pensare. Le ragioni di ciò sono dovute alla legge generale sulla illuminazione di un corpo solido. In base a tale legge l’intensità dell’illuminazione dipende dalla inclinazione della radiazione luminosa rispetto alla superficie illuminata. Occorre aggiungere che il corso della Luna appare in cielo, ora in prossimità dell’orizzonte, ora a grandi altezze (l’altezza del passaggio al meridiano varia di stagione in stagione). Ciò fa sì che la radiazione riflessa dalla Luna arrivi sulla Terra diversamente inclinata. Inoltre un altro elemento da tener presente è il diverso potere riflettente del suolo lunare che, come sappiamo, è accidentato. Quando l’illuminazione è radente, i rilievi proiettano ombre considerevoli. In estrema sintesi si può dire che l’intensità del chiarore lunare è molto variabile e numerosi sono i fattori che entrano in gioco.

Luce cinerea

La Terra osservata dalla Luna presenta le stesse fasi, però con periodo invertito. Quando la Luna è tutta coperta (luna nuova), la Terra è tutta illuminata e viceversa. In tali condizioni i raggi solari vengono riflessi dalla Terra sulla Luna e da questa ritornano ai nostri occhi. Questa doppia riflessione della luce solare produce un fenomeno che prende il nome di luce cinerea (debole chiarore di color grigio cenere) diffusa sulla zona in ombra del disco lunare. Essa va diminuendo a mano a mano che la Luna cresce, va aumentando nella fase calante. Il fenomeno della luce cinerea è più o meno percepibile a seconda che la superficie riflettente della Terra sia costituita da continenti od oceani. Lo splendore della luce cinerea non è perciò uniforme a causa della diversa estensione e distribuzione degli oceani e dei continenti.

Questo articolo è stato pubblicato sul giornalino Pulsar (numero 34, anno 2011)