Che cos’è il Periodo Giuliano e come si usa in astronomia? (Angelo Sabbatini)

Il Periodo Giuliano (da non confondersi con l’Anno Giuliano) è un ciclo di 7980 anni ottenuto come Minimo Comune Multiplo dei numeri 28,19,15. Questi numeri rappresentano, rispettivamente, il Ciclo Solare (ogni 28 anni tutti i giorni dell’anno riprendono lo stesso nome del ciclo settimanale), il Ciclo di Metone (periodo di 19 anni trascorso il quale le lunazioni si ripetono in media nello stesso giorno quasi esattamente alla stessa ora), l’Indizione (ciclo di 15 anni dal cui inizio dipendevano le imposizioni tributarie per il vettovagliamento dell’esercito romano).

Giuseppe Giusto Scaligero (Agen 1540 – Leida 1609), nel De Ementazione Temporum pose le basi della cronologia antica e ricostruì il Chronicon di Eusebio di Cesarea contenente una serie di tavole cronologiche dei principali avvenimenti a partire dalla nascita di Abramo (2016 a.C.). Egli osservò che i suddetti tre numeri ogni 7980 anni dovevano ritornare ad essere uguali e calcolò che nell’anno 4713 a.C. risultavano uguali ad uno. Propose allora che il periodo di 7980 anni, chiamato Periodo Giuliano (P.G.) avesse origine al mezzodì medio di Greenwich del primo gennaio dell’anno 4713 a.C.

I giorni del P.G. vengono indicati con G.G. (Giorni Giuliani) o con J.D. (Julian Date). In tutte le Effemeridi Astronomiche sono riportate delle tabelle per trovare immediatamente il giorno del P.G. corrispondente, o alle ore 12 di Tempo Universale di ciascun giorno (in tal caso i numeri sono interi), o alle ore 00 di TU (in tal caso occorre tenere conto dei 0,5 giorni già trascorsi).

Vediamo qual è l’utilità pratica che discende dall’uso del P.G. Innanzi tutto è molto comodo nella cronologia poiché non conoscendosi nessun fatto storico anteriore al 4713 a.C. tutte le date risultano positive. Secondariamente, volendo calcolare l’intervallo di tempo intercorrente tra due eventi, basta fare la differenza tra i numeri del P.G. corrispondenti ai due istanti espressi in G.G. e frazioni decimali. Vengono superate così, non solo le differenze dovute al conteggio degli anni bisestile, ma anche quelle dei dieci giorni soppressi dal Calendario Gregoriano.

Per passare da un istante di tempo espresso in ore, minuti, secondi, giorno ed anno, al G.G. corrispondente, espresso in giorni e decimali, occorre utilizzare, o le Effemeridi maggiori che riportano la corrispondenza giorno per giorno alle ore 12 di G., o una tabella semplificata, presente in quasi tutte le Effemeridi minori e negli Almanacchi, che riporta il numero dei G.G. alle ore 12 del primo gennaio di ciascun anno. Nel primo caso occorre aggiungere le ore tra il mezzogiorno precedente e l’istante considerato, nel secondo caso occorre tenere conto anche dei giorni trascorsi tra il primo gennaio e l’istante considerato.

Facciamo un esempio:

Si voglia determinare la data giuliana corrispondente alle ore 22, minuti 12, secondi 20 del 28/01/03. Utilizzando una delle effemeridi minori si ha:

Alle ore 12 del primo gennaio 2003G.G. 2452641
Dal primo gennaio al 28 gennaioG.G.      28
Frazione di giorno (10 ore, min.12, sec. 20)G.G.       0,425231
G.G. 2452669,425231

Questo modo di individuare un istante di tempo trova una interessante applicazione nelle stelle variabili. Il General Catalogue of Variable Stars 1969 di Kukarkin (Osservatorio Sternberg- Mosca 1969) fornisce di ogni stella variabile i dati caratteristici del massimo o del minimo sotto forma di una equazione del tipo y=2438241,46+0,5668054 E che esprime le caratteristiche della stella variabile RR Lyr. Il primo numero indica l’epoca corrispondente ad un max o ad un min.il secondo numero indica il periodo della variazione luminosa della stella, entrambi espressi in G.G. La lettera E rappresenta una variabile indipendente che sta ad indicare il numero dei periodi trascorsi fino all’epoca dell’osservazione.

Volendo conoscere in che fase del suo periodo si trova la stella RR Lyr alla data del 28 gennaio 2003, alla stessa ora dell’esempio di cui sopra, si ha:

(2452669,425231 – 2438241,460000) / 0,5668054 = 25454,88

La parte intera della divisione rappresenta il numero dei periodi interi trascorsi, la parte decimale rappresenta la fase. Sostituendo al posto di E la parte intera si ottiene l’istante del massimo.

Questo articolo è stato pubblicato sul giornalino Pulsar (numero 8, anno 2003)